Joseph Tusiani: faro italiano della poesia mondiale pubblicato su Giornale di puglia.com, 2 aprile 2014
Ieri primo aprile mi ha chiamato una gentile collaboratrice di Gianni Cavalli per annunciarmi l’invio per mail di una poesia del grande poeta italo-americano JOSEPH TUSIANI, aggiungendo che doveva servirmi come pretesto per stilare un articolo. Onestamente mi sarei aspettato di avere notizie del mio libro “San Nicola, il dialetto barese e... Miracoli, leggende e curiosità” in uscita per metà aprile, ma pur di non dire ‘obbedisco’ mi sono limitato ad un civile ‘va bene'. Gianni non è tipo da pesce d'aprile e non chiede mai niente, ma se chiede... è un ordine. Dal momento che si cura male, al riguardo il fratello medico si limita ad alzare gli occhi al cielo, negli ultimi anni è diventato più nervoso, piccolo eufemismo, del solito ed inoltre sparisce per settimane senza spiegazioni, lasciandoti solo intuire i motivi, di cui è vietato parlare.
Questa premessa mi è servita per comunicarvi, amici lettori, che non mi occupo abitualmente di poesia - anche se ho vinto premi per composizioni in dialetto - e devo ammettere che il mio incontro con il mitico TUSIANI risale al 2010, quando nel recensire il libro dell'amico D’Acquaviva mi sono imbattuto nel sonetto “New York Revisited”. D'Acquaviva nel suo libro “Il Mondo nuovo” (Levante 2010) racconta gli anni trascorsi da ‘migrante’ in America e come Tusiani fosse un punto di riferimento per i tanti italiani che prestavano la loro manualità in quel deserto di grattacieli. Gianni ha sulla sua scrivania in bella mostra il volume di Tusiani “NINETY POEMS” e a chiunque nota il libro inizia a parlare di ‘questo faro della poesia mondiale regalato dall’Italia al mondo intero’. Mi sono commosso l'altra sera nel vedere, al termine di una trasmissione della prima rete Rai, una voce suadente leggere dei versi di Tusiani mentre scorrevano sul video. Ho sentito uscire allo scoperto l’orgoglio di un popolo, di cui mi onoro far parte, che tramite uno dei suoi figli migliori gridava nell’universo ‘Signori siamo italiani’, ovunque abbiamo portato i nostri piedi e le nostre menti non abbiamo mai deluso e non abbiamo mai dimenticato il luogo da cui siamo partiti: l’Italia. Molte sono state le pubblicazioni, che io non possiedo, che hanno celebrato i 18 lustri di Tusiani e molti gli autorevoli uomini di cultura che hanno testimoniato il loro affetto e la loro stima al Nostro per cui al cospetto di cotanto valore evito di mettermi in competizione e mi limito a riportare qualche notizia di colore. Scorrendo la bibliografia si può notare che le pubblicazioni partono dai primi anni '50 e spaziano da poesie in italiano, latino ed inglese, attraversano molti lavori in prosa approdando a traduzioni, vanto mondiale dell’uomo di San Marco in Lamis, che chiamano in causa Michelangelo, Machiavelli, Boccaccio, Dante, Leopardi, Marinetti ed altri illustri connazionali. (Chiedo scusa al MONDO se ho citato solo ITALIANI, ma gli ITALIANI, solo loro, ho trovato). Ho telefonato a Francesco De Martino per avere una testimonianza su Tusiani da parte di un professore ordinario di Foggia, Università che anni fa conferì al Nostro una laurea honoris causa, ma la gentile consorte mi ha detto che si trovava a Valencia. Avendo recensito tutti i libri della prof. Grazia Galante avrei potuto chiederle qualche pensiero o aneddoto sul suo illustre concittadino, ma poi mi sono ricordato che i sammarchesi sono operosi, virtuosi, grandiosi e tanti altri... osi e ho temuto di creare qualche problema di gerarchia. Da uno scritto in fotocopia del prof. Cosma Siani, biografo ufficiale e grande amico di famiglia di Tusiani, rilevo che la conoscenza risale al 28 luglio del 1957 e il Siani si è laureato con una tesi sull’opera letteraria di Tusiani che la dice lunga sul rapporto di stima e affetto instauratosi. In questi anni ho fatto un poco di confusione tra Siani, di cui ho sentito parlare sempre dal Gianni di cui sopra, e Tusiani ed è stato per me motivo di sollievo e gioia scoprire che maestro ed allievo scherzano su questo strano intreccio di cognomi. Al riguardo Tusiani dedica all’amico questa autentica perla di amicizia imperitura: “A Enrica e Vittorio (Cosma ), che non solo nel cuore ma fin nel nome hanno l’eco del mio”.
La poesia sopra riportata racchiude l’evolversi della parabola della vita che da New York a Roma, da San Marco a Bari vede i tempi recenti confrontarsi con una nuova figura di operatrice: la badante. Tusiani scrive ‘donne che non conosco’, ebbene il destino degli anziani fino ad una trentina di anni fa era affidato al nucleo famigliare, oggi i nostri anta devono convivere, ma è una realtà dettata da precise esigenze di vita, con queste signore che, dietro compenso, offrono la loro disponibilità lavorativa. Illustre professor Tusiani noto che lei, con un senso pratico molto legato al suo paese nativo allocato in quel meraviglioso paradiso terrestre che si chiama Gargano, in riferimento alle badanti usa il termine ‘remunerate’, dimenticando che ‘il ciel va ringraziato’ per il semplice fatto che lei si può permettere simili aiuti. Chi scrive è un giovane del 1935 che ha avuto la fortuna di conoscere Don Mario, il padre di Gianni, che con poche semplici genuine riflessioni mi fece capire che si può continuare a vivere in pace, con gioie alterne, perché vivere ha sempre un senso, con badanti o senza. Un grande nostro connazionale, quel Manzoni troppo confinato nel recinto dei ‘Promessi Sposi’, ci ha lasciato una gemma degna delle poetiche di cui lei è Maestro universale: ‘La vita non è destinata ad essere un peso per molti e una festa per alcuni; ma per tutti un impegno, del quale ognuno renderà conto’. Io non temo di rendere conto a lei per queste poche parole assemblate, ma temo Gianni Cavalli e la sua proverbiale limitata ‘pazienza’, per cui spero che il ‘ciel gli dia consiglio’ ed io possa vedere il mio quarto volume pubblicato.
LE BADANTI
Or con queste due donne
che non conosco e mi fan da sorelle dovrò contare, volente o nolente, i giorni estremi della mia esistenza.
Che faccio? Dico “il ciel sia ringraziato”
o soltanto “pazienza”?
Non vinco e perdo niente
se penso ad alba o stelle.
Son qui remunerate
per scongiurare il fato
d’una fatal caduta:
potrei per sempre a terra rimanere e troncar la mia vita e il lor compenso.
Or chi mi fa sapere
se la loro valuta o il mio restare in piedi ha maggior senso?
Non mi ha detto nessuno
quale divario esista
fra tronco annoso e giglio,
fra prima e ultima goccia.
E allor che dico: “Il secco stelo muoia e solo viva il nuovo fior che sboccia”?
Il ciel mi dia consiglio e in pace poi vivrò se non in gioia.
Joseph Tusiani
New York, 31 marzo 2014
È stato festeggiato il 14 gennaio 2014, presso la sede della Columbus Foundation Citizens di New York, in occasione del suo 90° genetliaco, Joseph Tusiani, un faro della poesia mondiale regalato dall’Italia al mondo intero. Infatti per l’illustre poeta e scrittore è stato un motivo di compiacimento e di grande soddisfazione. Joseph Tusiani nasce il 14 gennaio 1924 a San Marco in Lamis (FG), da Maria Pisone, sarta, e Michele, calzolaio, emigrato nel Nordamerica l’anno precedente, e non più tornato. Per l’occasione hanno raggiunto l’illustre concittadino un gruppo di 13 amici ed estimatori tra i quali Raffaele Cera, Michele e Grazia Galante, Matteo Coco e Angela Rita, Matteo Paglia, Domenico Gravina, Antonio Cera ed altri, che hanno portato a Tusiani in omaggio un calendario realizzato dalla tipografia ‘Boragrafiche’ di San Marco in Lamis, quale omaggio al poeta da un gruppo di alunni e insegnanti del Circolo ‘Balilla’, dove insegna la stessa Angela Rita, sul quale sono riportati brani dialettali del giovane novantenne. La serata, scrive Raffaele Cera, è stata memorabile anche per la presenza di persone molto care a Joseph, il fratello Michael, la cognata, i nipoti e pronipoti, gli amici di New York, personalità istituzionali, tra i quali il Console Italiano e, ovviamente il gruppo giunto appositamente da San Marco in Lamis.
La manifestazione per il poeta e gli intervenuti è stata grande e memorabile: vi sono stati momenti nei quali ha fatto capolino l’emozione di Joseph che non ha voluto celare o minimizzare mentre pronunciava il suo discorso al microfoni della RAI regionale. Insomma un compleanno indimenticabile per un italiano ed i suoi amici nella lontana New York. Joseph Tusiani, a dispetto delle umili origini, è diventato personalità di spicco nella letteratura italo-americana, professore emerito di Letteratura Italiana del Lehman College University di New York, ha al suo attivo una importante e lunga carriera universitaria nonché di poeta e scrittore. L’ultima sua pubblicazione scritta per i 90 anni ha il titolo “Ninety Poems”, una personale antologia in lingua inglese, edita da Baroque Press di New York. Infine, Sergio d’Amaro ha curato, per l’evento, un fascicolo di “Frontiere” (anno XIV, n. 27-28, 2013) dedicato a «Joseph Tusiani per i suoi 18 lustri».Ed a tal proposito mi piace ricordare la nota di Cosma Siani dell’Università di Tor Vergata di Roma che ricorda una storia d’un interesse (e di un’amicizia). Scrive Siani: «La presenza di Tusiani influenzò anche le mie decisioni al momento di iscrivermi all’università. Scelsi di studiare lingue straniere, all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e scelsi l’inglese come lingua di laurea, nonostante non la conoscessi affatto perché nelle scuole medie e superiori avevamo solo il francese. Anche il fatto di studiare l’inglese all’università venne dunque naturale, per l’influsso di Joseph Tusiani nella mia esperienza. Fu lui, una volta che feci la mia scelta, a stimolarmi all’uso della lingua. Prese a scrivermi in inglese già mentre ero ancora studente. E una volta che mi trovavo a Londra e gli scrissi in italiano, mi rispose “I had fervently hoped that your immersion in the British sap would inspire you to write in English” (Speravo ardentemente che l’immersione nella linfa britannica ti inducesse a scrivere in inglese). Da allora le lettere che gli mandai furono ininterrottamente in questa lingua».
Auguri di lunga vita a Joseph che tanto lustro e risalto ha dato e sta dando alla terra ed alla storia di San Marco in Lamis e dell’Italia.
Joseph Tusiani, l’emigrante che diventò poeta (pubblicato su Giornale di puglia.com il 19 aprile 2014)
La manifestazione per il poeta e gli intervenuti è stata grande e memorabile: vi sono stati momenti nei quali ha fatto capolino l’emozione di Joseph che non ha voluto celare o minimizzare mentre pronunciava il suo discorso al microfoni della RAI regionale. Insomma un compleanno indimenticabile per un italiano ed i suoi amici nella lontana New York. Joseph Tusiani, a dispetto delle umili origini, è diventato personalità di spicco nella letteratura italo-americana, professore emerito di Letteratura Italiana del Lehman College University di New York, ha al suo attivo una importante e lunga carriera universitaria nonché di poeta e scrittore. L’ultima sua pubblicazione scritta per i 90 anni ha il titolo “Ninety Poems”, una personale antologia in lingua inglese, edita da Baroque Press di New York. Infine, Sergio d’Amaro ha curato, per l’evento, un fascicolo di “Frontiere” (anno XIV, n. 27-28, 2013) dedicato a «Joseph Tusiani per i suoi 18 lustri».Ed a tal proposito mi piace ricordare la nota di Cosma Siani dell’Università di Tor Vergata di Roma che ricorda una storia d’un interesse (e di un’amicizia). Scrive Siani: «La presenza di Tusiani influenzò anche le mie decisioni al momento di iscrivermi all’università. Scelsi di studiare lingue straniere, all’Istituto Universitario Orientale di Napoli e scelsi l’inglese come lingua di laurea, nonostante non la conoscessi affatto perché nelle scuole medie e superiori avevamo solo il francese. Anche il fatto di studiare l’inglese all’università venne dunque naturale, per l’influsso di Joseph Tusiani nella mia esperienza. Fu lui, una volta che feci la mia scelta, a stimolarmi all’uso della lingua. Prese a scrivermi in inglese già mentre ero ancora studente. E una volta che mi trovavo a Londra e gli scrissi in italiano, mi rispose “I had fervently hoped that your immersion in the British sap would inspire you to write in English” (Speravo ardentemente che l’immersione nella linfa britannica ti inducesse a scrivere in inglese). Da allora le lettere che gli mandai furono ininterrottamente in questa lingua».
Auguri di lunga vita a Joseph che tanto lustro e risalto ha dato e sta dando alla terra ed alla storia di San Marco in Lamis e dell’Italia.
Joseph Tusiani, l’emigrante che diventò poeta (pubblicato su Giornale di puglia.com il 19 aprile 2014)
«Ciao Vittorio sei diventato importante anche all'estero, il prof. Tusiani per dimostrarti la sua gratitudine ha scritto dei versi per tua moglie Rosa».
È partita da questa ‘boutade’ telefonica l'approccio di Gianni Cavalli con il sottoscritto. Ormai lo conosco abbastanza per capire che cerca in questo modo di contrabbandare i suoi difetti per buone qualità. La sera stessa l’ho raggiunto in azienda, mentre era alle prese con le bozze dei «Quaderni del Liceo Orazio Flacco» di Bari, e senza preamboli ho detto: «Dimmi cosa vuoi». Lui ha tergiversato dicendo che stava ‘lavorando’ per convincere il priore della Basilica di San Nicola a presenziare alla presentazione del mio ultimo libro, che avverrà il 20 giugno presso l’Università di Bari presente il Magnifico Rettore prof. Antonio Uricchio, ecc. ecc. Improvvisamente mi ha passato un foglietto ed ha detto leggi: i versi iniziavano con il nome Rosa - in quel momento, essendo stato suggestionato da quel che mi aveva riferito a proposito di mia moglie, non ho fatto caso al fatto che la lettera di Rosa era maiuscola perché iniziava il componimento poetico - e le mie difese immunitarie sono crollate e mi sono seduto.
Ormai era fatta e Gianni ha detto declama i versi a tua moglie stasera e se il suo responso ti sarà di conforto nobilita il Giornale di Puglia con endecasillabi inediti del grande Joseph Tusiani.
Questa premessa mi è servita per una riflessione che è la forza di questa magnifica avventura che si chiama vita: fino a qualche anno fa per ogni cosa che scrivevo ero costretto ad andare da Gianni Cavalli per chiedere se era possibile pubblicarla su una delle tante testate locali che stampavano.
In verità mi ha sempre pubblicato tutto senza problemi perché lui è un generoso e poi anche 'dispotico', per cui imponeva i miei pezzi alle varie redazioni che non potevano esimersi da accontentarlo.
Indubbiamente questa 'gavetta' raccomandata mi è servita a farmi conoscere e il cognome Cavalli era un passe-partout importante ovunque andassi, come lo è ancora ora in fatto di stima e serietà. Ho detto era perché molto per la crisi e la tecnologia, che hanno estinto testate di riviste e giornali, e un poco anche per Gianni, sempre solitario nelle sue battaglie intransigenti e correttissime nella forma e nella sostanza, in realtà oggi risulta un cognome un po' appannato in quanto a visibilità di mezzi a disposizione.
(Per la verità anche i tre quotidiani cui ho collaborato negli ultimi anni hanno chiuso i battenti).
INUTILMENTE MI CHIEDO
Rosa sfiorita ed asfodelo in boccio,
ampi sentieri aperti, oggi preclusi, io ben rammento svelti passi lieti
e mani di profumi freschi intrise.
Amore, amore, il tuo nome tu sai
e - Dio lo voglia - tutti lo sapranno.
Come la giovinezza ama se stessa
noi ci amammo
e ci amiamo certo ancora
anche se al fianco non sei e non sento
il braccio mio dal tuo sorretto, e vado
senza di te, pensando a te soltanto, a te mutata in desiderio ed ombra.
Inutilmente mi chiedo in qual modo
mi saresti compagna e amica e sposa,
e come ti sarebbe facil cosa
cambiarmi il freddo inverno in primavera
forse con un sorriso o una carezza
o una più forte stretta della mano
senza che alcun ti veda e veda me,
che con la mano mia a te rispondo
un dolore non più dolore, un mondo
che ancora esiste in un mondo finito,
un non aver paura di finire,
come quel mondo, in asfodelo e rosa.
Joseph Tusiani, New York 24 Aprile 2014
ampi sentieri aperti, oggi preclusi, io ben rammento svelti passi lieti
e mani di profumi freschi intrise.
Amore, amore, il tuo nome tu sai
e - Dio lo voglia - tutti lo sapranno.
Come la giovinezza ama se stessa
noi ci amammo
e ci amiamo certo ancora
anche se al fianco non sei e non sento
il braccio mio dal tuo sorretto, e vado
senza di te, pensando a te soltanto, a te mutata in desiderio ed ombra.
Inutilmente mi chiedo in qual modo
mi saresti compagna e amica e sposa,
e come ti sarebbe facil cosa
cambiarmi il freddo inverno in primavera
forse con un sorriso o una carezza
o una più forte stretta della mano
senza che alcun ti veda e veda me,
che con la mano mia a te rispondo
un dolore non più dolore, un mondo
che ancora esiste in un mondo finito,
un non aver paura di finire,
come quel mondo, in asfodelo e rosa.
Joseph Tusiani, New York 24 Aprile 2014
Appannato al punto che Gianni, ormai chiuse per vari motivi le 24 testate, alcune dirette da lui in prima persona, che stampavano ha avuto bisogno del buon Vittorio Polito per accontentare il suo amico TUSIANI.Caro prof. Tusiani, molto grato per le parole di stima che ha avuto nei miei riguardi, devo ammettere che mi sono servito di lei per strappare a Gianni la promessa che ci sarà una mia quinta pubblicazione presso Levante, nonostante lui si sia permesso nell’ultima pagina del mio libro di chiamare in soccorso San Nicola per dirmi: ‘non lo farà mai più’ (Cioè non scriverò più libri).
Al riguardo potrei citare tante frasi di uomini famosi come lei e più di lei, emerito sammarchese, ma mi limiterò a riferire un consiglio di Mario Cavalli - ha sempre tifato per me - che ripeteva che il figlio ogni tanto aveva bisogno di andare al tappeto per verificare se era in grado di alzarsi nei secondi giusti e riprendere l’incontro della vita. Ritengo di aver fatto con queste note un piacere al grande poeta, a Gianni e al direttore della testata Giornale di Puglia. Visto che siamo in argomento Vittorio può chiedere a Tusiani una presenza sul suo prossimo libro?
Totò' avrebbe detto...: «Ma mi faccia il piacere». Mi presento: piacere Vittorio.
Totò' avrebbe detto...: «Ma mi faccia il piacere». Mi presento: piacere Vittorio.
PS: Quando avevo già inviato queste note è trapelata la notizia che il mio amico inventore (è solito dire quando non vi è nessuno e pretende di avere ragione: ‘Vittorio non dimenticare che ti ho inventato io’!) prenderà una pausa di riposo forzato. A lui vadano i miei auguri con la convinzione che, come pugile-editore, non è ancora suonato e quel tappeto ipotetico lo abbandonerà, come sempre, dopo pochi secondi. Anzi per il mio prossimo libro prenoto con Tusiani anche Gianni perché, senza falsa modestia, anch'io mi sono sempre rialzato da quel tappeto... che aspetta tutti a braccia aperte. Gianni Cavalli, umilmente, mi invita a pubblicare sei quartine, liberamente rimate, di Tusiani; eseguo e mi chiedo inutilmente il perché la mia Rosa, compagna e sposa, accetti questa cosa. (V.P.)
Dedicato a Joseph Tusiani pubblicato il 30 aprile 2014 su Giornale di puglia.com